Protagonisti a bordo campo: Vincenzo Andrea Aragri

Poniamoci una domanda: è difficile fotografare la pallavolo senza aver messo piede in un palazzetto e non tenendo in mano una reflex?

Una domanda che molti darebbero per scontata, e punterebbero sicuramente sul no. L'anno scorso ho voluto provare con due persone che hanno provato avvicinarsi alla fotografia e che con me, hanno avuto la possibilità di provare a fotografare durante uno degli eventi più importanti della pallavolo italiana.
Siamo nel 2020, quando il COVID era in Cina, i palazzetti erano pieni e il pensiero che tra un mese tutti eravamo chiusi e blindati in casa, era la cosa meno possibile che il nostro cervello poteva partorire. Il mese di Febbraio prevedeva due Coppa Italia, la prima era quella femminile a Busto Arsizio e la seconda, a Casalecchio di Reno.
Il primo ad affrontare l'avventura fotografica è Vincenzo Andrea Aragri, ragazzo di 24 anni, con la passione per il disegno. Per Vincenzo, la fotografia non è stata mai al di sopra della carta e della matita, fino a quando, con Alberto Marinelli, ha potuto provare veramente in pratica cosa poteva essere la fotografia in termini sportivi: "Ho provato a tenere in mano una reflex per la prima ad un evento motoristico al Mugello, io ed Alberto eravamo spettatori. Lui aveva un secondo corpo macchina e me lo prestò per vedere come me la cavavo. Da li in poi, ho sempre avuto una reflex a mia disposizione quando andavamo per piste".

Ma fotografare una macchina non è fotografare un'atleta di pallavolo, questo Vincenzo lo ha saputo già nella parte teorica: "Con Alberto che mi spiegava come regolare la macchina fotografica, sapevo che sarebbe stato totalmente diverso il mio approccio. Ovviamente pensai che sarebbe stato più facile stare su un'atleta che seguire una macchina, ma in fondo, sapevo che non sarebbe stato proprio così semplice."
Arriva quindi il giorno delle Finali Coppa Italia di pallavolo femminile, per Vincenzo, sono quattro le partite che deve fotografare e portare a casa, con una Canon 7D MkII e un 70-200mm 2.8 L IS USM: "Non avevo fatto prove, quindi la Coppa Italia era la mia unica occasione per fare pratica e vedere cosa portare a casa". Alla prima partita arrivano anche le prime difficoltà "Non è stato facile la prima partita, al riscaldamento sapevi chi e cosa facevano, e quindi avevi già in mente inquadratura ed impostazioni, poi, quando si arriva in partita, è tutto molto imprevedibile. Ha giocato molto il fatto di non conoscere lo sport, non sapere magari dei gesti che ti permettono di anticipare la fotografia che vai a fare, ad ogni modo ho potuto migliorarmi pian piano".

Poi Vincenzo ci racconta com'è fotografare a parterre che sugli spalti "Dal basso ho avuto più difficoltà, specialmente con la messa a fuoco dei soggetti, dall'alto è stato molto più semplice, e secondo me, avevo la possibilità di fare foto migliori". La prima giornata per Vincenzo è stata, detta da lui, abbastanza positiva "Con Alberto abbiamo visto il lavoro, è incredibile come un fotografo che si specializza in un genere, vede una foto in meno di un secondo e seleziona, il lavoro di post-produzione è stato molto interessante".
Già dal secondo ed ultimo giorno, la musica cambia, Vincenzo ci racconta che si trovava molto a suo agio nella seconda tranche di partite "Già dalla prima finale, quella di A2, ero più sicuro me stesso, sapevo già anche cosa cambiare sulla macchina fotografica e sapevo in quali punti migliori dove fotografare. Le premiazioni sono state abbastanza difficili, solo per la calca di gente e sul discorso di chi arriva prima, meglio alloggia".

"Come esperienza è stata bella, non pensavo che uno sport come la pallavolo, vissuta da lavoratore e non da spettatore, mi potesse attirare così" dice Vicenzo in conclusione "Con il COVID, non ho avuto la possibilità di tornare a bordo campo, nonostante abito a Montale, dove c'è una squadra di A2. Ammetto che col tempo, stando fermo, la voglia di riprovare è un po svanito, ma penso che se ricapitasse una nuova occasione, non direi di no".
Ma il lavoro, Vicenzo, lo ha portato a casa? La domanda è si, giudicato non solo da me (Alberto), anche il fotografo della Bartoccini Perugia, Maurizio Lollini. Detto questo, con la teoria e 4 partite sulle spalle, Vincenzo era riuscito a portare a casa il reportage, un risultato, non dato troppo per scontato.